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di Pippo Pappalardo
Col vostro permesso voglio dedicare questa nota al nostro sito web.
Preliminarmente devo dichiarare che non capisco nulla in fatto di smanettamenti sui
computer e rapidità di acquisizione di letture e commenti ivi contenuti. Eppure, anche
un anchilosato come il sottoscritto si muove con profitto nei meandri del nostro ricetto
elettronico: invero dobbiamo riconoscere a chi lo ha predisposto di aver tenuto conto della
natura di un sito web e delle sue carateristiche fondamentali: chiarezza, accessibilità,
libertà.
C’è l’elemento informativo che occorre sempre conservare con il giusto albero
genealogico, le alleanze costruttive, il dna associativo, il museo delle vecchie glorie.
Ovviamente scherzo ma sottoscrivo che è giusto che ci siano: magari ogni tanto una
spolveratina, però, in confronto ad altri siti sempre pronti a sottolineare ogni rumore di
automobile che passa, posso dichiarare che il nostro sito sembra quasi muto.
In compenso parla la sua disponibilità a ricevere: chi vuole farsi conoscerci, chi vuole
conoscerci, chi vuole capire, scambiare, esprimersi, può trovare un angolo dove sta pur
certo di essere ascoltato.
L’impianto organizzativo è chiaro, didascalico nella corretta misura, con rubriche che
indirizzano e altre pronte a nascere qualora bisognassero.
E allora? Qualcuno potrà dire: sei intervenuto per ricordarci che oltre i cento gradi l’acqua
bolle? Assolutamente no.
Voglio soffermarmi su alcune considerazioni che emergono dalla frequentazione con la
nostra stazione web: avete guardato le statistiche?
Hanno numeri che fanno una certa impressione e sui quali sarebbe opportuno meditare
anche al di là degli argomenti da noi maggiormente trattati.
Secondariamente, la vivacità del dibattito è espresso, anche, in risposte, consensi,
ringraziamenti.
Devo dirvi che quando abbiamo captato il riscontro di un esterno fruitore il quale ci
ringraziava per la segnalzione di una sua opera, tenuto conto di chi si trattava e del
giornale per il quale scriveva, sono rimasto esterefatto.
Devo dirvi pure che molti circoli di prestigio guardano con invidia ed attenzione al nostro
lavoro magari immaginado che dietro ci stiano ciclopiche fatiche e tormentate decisioni e,
ignorando invece che la leggerezza calviniana è un valore che ricerchiamo.
Devo dirvi che le mie modeste segnalazioni editoriali sono seguite con attenzione dai
distributori su internet che si affrettano a fare scorta dei libri in questione.
Devo dirvi ancora che l’incessante frugare di altre storie fotografiche, di altre sequenze,,
di altri autori, in quel maremagnum del web, è attività assai copiata dalle associazioni
sorelle.
Ma il mio stupore raggiunge vette alle quali non pensavo quando annoto che lacerti
dei dibattiti intrattenuti sul sito sono riportati su giornali di fotografia i quali a loro volta
rimandano al nostro www.acaf.it.
Cosa voglio dire? Voglio soltanto richiamare un certo orgoglio ed una certa umiltà.
I padri fondatori di questo spazio sono stati lungimiranti nel prevedere tale successo e tale
lavoro di scavo in miniera; e ancor più quando hanno capito che questo spazio avrebbe
assicurato quella visibilità, quell’affermarsi di disponibilità, quel legittimo protagonismo
che i nuovi soci, amici e simpatizzanti non possono trovare nell’occaionale appuntamento
settimanale.
Iai l tam tam mediatico assicura loro quel contatto, quel sentirsi uniti di cui tutti abbiamo
bisogno.
Concludo parafrasando l’ottimo Vaccari: “Lasciate una traccia della vostra presenza” e
capirete come diventa bello ringraziare per le scoperte che ognuno fa grazie alle intuizioni
dell’altro.
Grazie Daniela, grazie Fia, grazie Mary, grazie Simone, grazie Cosimo, grazie ai Salvi,
grazie Francesco, grazie Licio, grazie Alberto, grazie Emanuele e qui smetto gia sicuro di
offendere qualcuno al quale dico grazie solamente per essere stato nel nostro arengo e di
averlo incontrato, e di aver parlato con lui oltre la sua immagine.
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