ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Il tempo nella fotografia PDF Stampa E-mail

di Emanuele Canino

 " ... tempo quando stai bene lui va via come un lampo, quando ti annoi un attimo sembra eterno ... "
Jovanotti - Non m'annoio
 
"Che ci azzecca il tempo con la fotografia?" direbbe Di Pietro se potesse ora leggermi (e che c'entra Di Pietro? - direte voi - niente è solo che ultimamente mi sembra di vederlo dappertutto!).

Comunque, per tornare ai nostri argomenti, il tempo con la fotografia c'entra e per moltissimi aspetti. Non siete convinti? Seguitemi allora nel mio ragionamento.

Il primo più evidente contatto che il tempo ha con la fotografia è dato senza alcun dubbio dal tempo di esposizione, lungi dall'essere un banale parametro tecnico, non si limita a determinare per quanto tempo la luce passerà attraverso l'obiettivo per andare ad impressionare la pellicola o il sensore, ma è un importante strumento espressivo del fotografo. Congelare un movimento evidente (un salto ad esempio, bloccando il soggetto a mezz'aria) può essere completamente diverso che renderlo mosso e l'impatto visivo-emotivo sarà del tutto diverso. Se poi fotografiamo un soggetto che non ha una tale evidenza dinamica (un'auto, ad esempio) il mosso può fare la differenza fra un'auto in corsa ed una parcheggiata. In ogni caso imprimerà dinamismo o staticità all'immagine a seconda del tempo impostato. Va da se, inutile dirlo, che se il tempo è mal impostato avremo una immagine sovra o sottoesposta! Dunque vediamo che il tempo, di solito espresso come frazione di secondo, ha una sua prima fondamentale importanza tecnico-espressivo-emotiva nella fotografia, ma certo non si ferma qui. Abbiamo detto frazione di secondo, quindi attimo. Ma cos'è la vita se non un continuo susseguirsi di attimi uno dopo l'altro senza fine (senza fine? Ci arriviamo dopo!). Ma non tutti gli attimi sono uguali l'uno all'altro, anzi! E' la scelta del giusto attimo, non quello prima ne quello dopo a fare la fatografia. "L'attimo decisivo" ci disse HCB e così fu. Fra tutti gli attimi che compongono l'esperienza visiva della nostra vita solo alcuni meritano di essere ricordati e fermati per sempre in un'immagine. Quale debba essere l'attimo è la scelta fatale del fotografo. Come ebbe a dire un celebre musicista: suonare il piano è facilissimo, basta premere i tasti giusti, peccato che quello subito prima e quello subito dopo siano sbasbagliati. Forse potremmo dire lo stesso per la fotografia. Basta così? Oh no, non ancora! L'attimo deve coincidere con lo spazio, cioè il giusto momento è dato anche dal giusto concatenassi di luce, disposizione, espressioni, movimento, ritmo. Il tutto nello stesso decisivo istante. 


Ho detto ritmo? Non ha a che fare anche il ritmo con il tempo? Le immagini hanno un loro ritmo, la sequenza spazio temporale con cui elementi simili o correlati si dispongono sulla superficie piana della fotografia concorrono a dare una giusta gradevolezza alla stessa o a deturparla se non si rispetta il giusto ritmo.
Ma ho detto anche luce. Anche questo elemento ha a che fare col tempo, la luce del mattino. Non è certo uguale a quella del mezzogiorno, ne quella dell'estate è uguale a quella di una fredda giornata d'inverno.
Non ultimo il tempo atmosferico che potrebbe influire sul nostro stato d'animo o direttamente sulla nostra scelta di uscire o meno e, nella prima ipotesi, se portare o meno con noi la macchina fotografica.
Bene a questo punto credo di aver chiarito a sufficienza come il tempo incide sulla scelta del fotografo. Ma non ho ancora finito.
Il fotografo ha infatti bisogno di tempo da dedicare alla scelta del soggetto, del luogo, alla materiale presa dell'immagine ed alla sua successiva elaborazione. Quante volte avreste voluto andare a fare delle foto ma non ne avete avuto il tempo?
Si va bene la faccio finita, ma non ho ancora finito.
Il tempo influisce sulle immagini. Esse spesso acquisiscono sapore e interesse col passare del tempo, spesso oltre il loro intrinseco valore. Quante volte siamo rimasti affascinati da una vecchia cartolina o da una foto antica? Quasi che il trascorrere del tempo aggiunga valore alle immagini al di la del semplice valore documentario delle stesse, fornendole di un nuovo fascino.
Sono quasi alla fine, ma non posso dimenticare di ricordare come le fotografie ci mettano in rapporto personale con il tempo, con il nostro tempo. Un ritratto ad esempio, non mi mostra semplicemente come sono, ma mi mostra come sono ora. Fra qualche anno mi mostrerà com'ero e mi porrà in rapporto di coscienza e conoscenza con il passare del tempo e con gli effetti che esso comporta non solo sulla cose, ma anche, soprattutto, sulle persone. In altre parole la fotografia mi fa prendere coscienza della caducità del presente e dell'essere. Ricordo che l'uomo è l'unico animale, a mia conoscenza, ad avere coscienza della morte anche quando essa non è immediatamente rappresentata o anche solo come previsto e prevedibile evento finale della nostra esistenza. Pur non di meno, nelle cosiddette società moderne, in particolar modo quelle occidentali, uno dei "fare" centrali su cui riposa la costruzione dell'ego degli individui, e per estensione la costruzione dell' "ego della società", è la negazione della morte.
Ma forse ci illudiamo con una foto di fermare il tempo. Di rendere nostro per sempre quel prezioso istante destinato a dissolversi come nebbia al sole, se non per quella futile immagine catturata dal nostro scatto. Forse speriamo di essere per sempre identificabili in quell'immagine anche se sappiamo che il tempo ci cambierà immancabilmente in mille imprevedibili modi. E non mi riferisco solo all'immagine di noi stessi, ma anche a quella dei nostri amati cari. I nostri splendidi piccoli che non rimarranno per sempre tali (certamente non piccoli e forse neanche più tanto "nostri"), come i nostri amori, destinati a modificarsi nel tempo sia nell'aspetto che talora anche nella sostanza! O, perché no, i nostri animali. E che dire della realtà che ci circonda? Dove sono finite, ahimè, le torri gemelle? E tante altre cose ancora, che pure facevano parte della nostra esperienza? E le foto sono sufficienti a colmare il vuoto? Forse no, ma sono pur sempre qualcosa. E che dire dei nostri cari lontani o defunti? Può una foto sostituire la loro presenza? Può alleviare il dolore dell'assenza? Può almeno conferire la certezza del ricordo.
Ecco ed è veramente l'ultima cosa che mi viene in mente nel rapporto fra tempo e fotografia. La certificazione dell'essere. Essere in quanto presenza in un determinato tempo in un determinato luogo, ma anche essere come pura testimonianza del nostro (e dei nostri cari) futile passaggio su questa terra. Quel breve tempo che separa il ci sarò dal ci sono stato, seguito dal ora c'è qualcun altro. Ci sono stato, io c'ero, la foto ve lo dimostra!
 
 
-        Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire... Unità NEXUS6 Roy Batty N6MAA10816 Ment.LEV A/Rutger Hauer in “Blade Runner“    
 
-        Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Quelle che ci riportano indietro chiamate ricordi. E quelle che ci spingono in avanti....i sogni.  Jeremy Irons
 
 
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