Articolo pubblicato su © CultFrame – Arti visive 11/2008
Sarà cambiata qualcosa in sei anni ?!
Oppure ancora :
Chi gestisce questo regime? Presto detto: mondo del giornalismo e della comunicazione, taluni organizzatori di corsi e workshop, alcune riviste di fotografia, agenzie, circuito amatoriale, nonché accademie e università. Ognuna di queste realtà, nel suo settore di competenza, contribuisce a creare un clima di chiusura spaventoso, un labirinto che nega sistematicamente la libertà espressiva e che forma (si fa per dire) generazioni di fotografi che non riescono a vedere oltre la punta del loro naso.
In secondo luogo, contribuisce ad alimentare il sistema anche una critica (e in questo caso mi sento chiamato pienamente in causa) non sempre brillantissima e spesso ossessionata da un’aspirazione a una carriera accademica fatalmente contraria a concetti come modernizzazione linguistica e rivoluzione espressiva, e tutta diretta verso una sterile storicizzazione della fotografia.
Dal mio punto di vista, ciò che avverto come terribile nel fotogiornalismo italiano, e non solo, è la mancanza totale di etica fotografica. E questa mancanza totale è a mio avviso generata dall’atteggiamento colonialista di molti fotografi.
Non si salva nessuno ! Altro che quattro gatti .
Mi interesserebbe sapere se mai Iovive abbia replicato, se l’auspicata rete di dibattito e confronto si è realizzata.
In caso contrario si rafforza un mio convincimento.
Sovente l’utilizzo di termini forti,provocatori,ad effetto quali,in questo caso, il termine “regime” può allontanare anziché coinvolgere gli interlocutori all’auspicato confronto, nonostante si “prometta” che sarà civile e democratico ….
mi chiedo il perché della necessità di tale “garanzia”.
Ringrazio Emanuele per la proposta che mi ha dato modo di conoscere opinioni e punti di vista .
Saluti
|