Puntuale la segnalazione. Grazie.
E utile per la riflessione di rito.
I giornali di sabato scorso e di domenica ci son venuti in soccorso, ed ognuno ha detto la sua: poche parole, tante parole; e una fotografia diventa un romanzo se la materia è buona e, chi parla e chi ascolta, lo sono altrettanto.
"Uno scatto quasi a sorprendere una preghiera" (Belpoliti - La Stampa)
Mi è sembrata una lettura geniale.
Ci allontaniamo, infatti, e ci cerchiamo; e nella ricerca affidiamo allo strumento e al segno, la ragione ed il significato della nostra emozione.
E che cos'è una preghiera se non un appello, un SOS, una richiesta, un chiamarsi, un sentirsi ascoltati o vicini?
Certo, l'azzurrità del cielo e del mare ha fatto da quinta alla scena. Certo. le mani alzate e gli occhi alle stelle ed alla luna, ed il notturno intorno, ci hanno messo il carico di briscola. Ma un fotografo ha sempre una buona donna tra i suoi avi.
Però, nella drammatica istanza dell'ascolto c'è un vitale desiderio di com-prendersi e, per una volta tanto, nel dramma documentato non c'è nessun bambino che giace affamato per terra o avvolto in un mortuario lenzuolino nell'arida corispondenza del sentimento umano.
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