Giallo di sera …… bel tempo si spera.
Ieri sera, il tempo è stato quello che intercorre tra l’uomo e la donna quando sono legati dal desiderio di vivere insieme, di dividere il consorzio quotidiano e, quindi, quell'esistenza interpretata nella luce di una comune e condivisa prospettiva.
Un tempo, e uno spazio aggiungo io, che magari è rimasto racchiuso in una sequenza fotografica, intrappolato nell’attimo di uno scatto; che, forse, rivelò qualcosa di bello o di triste, di morboso o di tenero, di risoluta consapevolezza oppure di bisogno di aiuto.
Insomma, come diceva quel tale “le cose, tra un uomo e una donna, non sempre sono, o sono state, serene e tranquille”. E, allora:
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- “Pippo, mi aiuti a selezionare le fotografie “dove c’è” mia moglie? Mi sto accorgendo, ora che non c’è più, di vederla ovunque anche quando non vi è ritratta. Lei è il vecchio cane che avevamo, la casa che abbiamo cambiato, la cabina a mare che avevamo fittato, il cappotto che odiava, quel mobiletto che si è fortunatamente rotto. Lei è in queste cose più che nei ritratti; condividi?”.
- “Pippo, dicono che sai leggere le fotografie: spiegami, allora, se fra tante immagini c’è qualcosa che dice che doveva finire così com’è finita. Eppure sorridiamo sempre”.
- “Lo vedi quest’album? Porta impresso il suo nome, ma è stato sempre vuoto: cinquant’anni insieme, una vita come un romanzo, e neanche un’immagine; perché? E pensare che possiedo tanti strumenti fotografici”.
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Tante differenti esperienze che ho confrontato con la letteratura fotografica e con la cultura della fotografia, per capire se, come succede col teatro o con la letteratura, la storia della fotografia possa fornire delle spiegazioni.
Il risultato è stato, a mio avviso, assai modesto e ambiguo: ogni coppia, invero, è un microcosmo che va indagato con strumenti e piani d’indagine da condividersi e comprendersi totalmente.
Devo confessarvi che in questa mia ricerca (ed ho fatto abbondante ricorso alla mia biblioteca) ho inevitabilmente incontrato:
a) prevalentemente un punto di vista e di osservazione maschile;
b) una riflessione concentrata sul ritratto come genere privilegiato per ricordare, omaggiare, ringraziare;
c) una costante influenza dell’ambiente in cui si vive e, quindi, la differente risposta data (nei secoli passati o in continenti diversi dall’Europa) alla domanda di rappresentazione del proprio coniuge.
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Ho però imparato a conoscere la baronessa Olga, la pittrice Georgia O’Keeffe, la bella Charis, l’amica Eleanor, e poi Edith, Maria, Y
o, Cristhine, Babe.
Tutte donne importanti, sicuramente, e tutte mogli e compagne, di (rispettivamente) Adolphe de Mayer, Alfred Stieglitz, Edward Weston, Harry Callahan, Emmet Gowin, Lee Friedlander, Masashisa Fukase, Seichi Furuia, Nicholas Nixon (grandissimi fotografi, ovviamente).
Ho quindi guardato a come hanno guardato, e a come si sono lasciate guardare; per capire se l’essere modelle-mogli di un fotografo consentiva ad entrambi, all’interno del loro rapporto, un surplus di complicità, di autenticità, di chiarezza, di serenità, utili a penetrare dentro il loro menage di coppia.
Ci ho riprovato con voi per recuperare la “cultura della porta accanto” e, magari, qualcosa che, accanto, ci respira …….. e senza il cui ritmo da ascoltare ci sentiremmo vuoti.
Se, anche in parte, ci sono riuscito fatemi conoscere il vostro pensiero: non è questione di vanità ma il tentativo di capire cosa dobbiamo "ingiallire" nei prossimi incontri ("nei" permettendo).