"Provo" a riprendere la buona abitudine di commentare l'evento dei Martedì-Acaf e a riflettere su quanto, in essi, sia stato proposto.
Ieri sera, con tempestività condivisa ed apprezzata, il socio Francesco Barbera ha tirato fuori le immagini fotografiche realizzate, l'anno passato, durante un viaggio di piacere in Tunisia, serenamente vissuto con i suoi familiari.
Qualcuno dei presenti ancora tratteneva il ricordo del raffinato lavoro reportagistico realizzato dal trio D'Arrigo, Fernandez, Pulvirenti: in quella circostanza, l'attento documento della vacanza lasciava trasparire un che di "perturbante" per la cercata insistenza sul quotidiano, sul vissuto della gente tunisina, quasi a coglierne in rarefatte iconografie, quella "primavera" che già era nell'aria e che, oggi, avvertiamo parzialmente abortita (n.b.: parere personale) o, quantomeno percorsa da ombre e da silenzi non del tutto convincenti.
Il nostro Francesco, invece e stavolta, raccoglie la realtà che vede, e riserva alla fase di montaggio - in questa circostanza, per ragioni di tempo, limitata all'organizzazione della sequenza ed alla sua presentazione - qualche sommmessa considerazione o annotazione.
Che dire? Si comprende benissimo perché Fenici, Greci, Romani vi stavano bene: tra i territori nordafricani qui si vive il clima ed il paesaggio migliore (si può dire?) senza mai disperdere la matrice mediterranea, l'esotismo arabo, il carattere berbero. E si comprende anche perché Garibaldi o Craxi l'abbiamo scelta per il loro ..... esilio.
Eppure sembra di stare a casa, di essere in Sicilia (70 km da Pantelleria?).
Sembra che quell'Islam l'abbiamo fatto noi; e Francesco trova l'escamotage fotografico opportuno per farci penetrare dentro questa sensazione: superato con scioltezza il doveroso omaggio al deserto ed al mare della Tunisia, con tenacia e risoluzione formula tutta una serie di fotogrammi assolutamente "densi" ovvero riempiti e stipati, nell'organizzazione visiva, dalla necessità del documento, dalla volontà della narrazione , dalla confidenza di quanto scoperto e raccolto: la composizione del fotogramma non nasce dal referente ma dalla fiducia in ciò che vedono i suoi occhi; in effetti, una volta inquadrato e, come dire, baricentrato, quanto lo interessa, il tutto incomincia da solo a produrre "messaggio"ed in maniera vorticosa e sempre geometrica.
Tale caratteristica (che, tempo addietro, all'amico Emanuele giustamente ricordava Alex Webb) è opportuna a riportarci al ritmo del camminare e, insieme, del "viaggiare". E così vien fuori, l'economia, la confidenza, il commercio quotidiano che sa di verdura e di agnelli, di spezie e di stoffe: e tutto questo è distante dalle bandiere con la mezza luna, dai mausolei dei governanti che furono, persino dai prestigiosi musei; semmai è vicino alle linee dell'orizzonte di oasi il cui verde vuol diventare campagna e, così, contendere al gentile azzurro della città un carattere nazionale dentro il quale sognare il ritorno della primavera e l'acqua nuova dentro una gola montagnosa: il turismo (che è custodia e conservazione del patrimonio artistico e naturale, che è ospitalità, accoglienza, confronto, scambio, curiosità), nella proposta di Francesco, viene, quindi, indicato come un possibile strumento di pacifica rivoluzione.
Partiamo, allora, da qui per un incontro, uomini e donne, ancorché con credi differenti, tutti sotto la tenda di Abramo. Ma, ricordate di dire a Sarah di non ridere (l'angelo potrebbe arrabbiarsi).
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