Spenderemo, ancora, fiumi d’ inchiostro intorno al ritratto fotografico chiedendo ai maestri, ai poeti ed ai filosofi le ragioni che ci attraggono verso il Voltto dell’Altro?
Ieri sera, grazie ad un supporto visivo redatto dalla rivista National Geographic abbiamo visto all’opera due professionisti ovvero Steve McCurry e Martin Schoeller.
Se l’uno è il principe assoluto del ritratto dell’abitante del pianeta, incontrato sotto ogni parallelo e lungo tutti i possibili meridiani, l’altro è l’umile servitore - si fa per dire perché la sua fama è indiscussa -, del rettangolo visivo, laddove incastona come fosse un diamante, o incornicia come fosse un reperto, il volto famoso o sconosciuto dell’uomo e della donna che ha voluto farsi ritrarre.
Laddove il primo porta con sé la metodologia dello spirito Magnum, il carattere dell’esploratore, la curiosità del viaggiatore, il secondo s’immerge, con ricerca parossistica del dettaglio e del particolare quanto più vero, nel volto dell’umanità che sta crescendo e diventa sempre più uguale, forse piu vecchia, forse più vicina (ma è una mia impressione?) al senso dala sua mortalità.
Queste mie sensazioni le ricavo “aliunde”, perche il filmato era confezionato con carattere illustrativo, tipo deplianlt sul modo di lavorare, anche un tantino promozione turistica, e, ripeto, non assurgeva ad un carattere didattico o informativo di qualità o, almeno, di originalità.
Prevedibile l’accoglienza favorevole dell’opera di McCurry mentre, invece, ha lasciato alquanto perplessi l’operare di Schoeller perché, a fronte di tanta professionalità, risolveva la sua arte in un atteggiamento di tipo minimalista ancorchè capace di confrontarsi col volto umano.
Intorno a questo argomento sono state scritte pagine magnifiche (per tutti rimando a Mario Praz, citato dal nostro Sciascia, e, di quest’ultimo, richiamo la teoria delle somiglianze e il concetto di entelechia).
Più recentemente il dibattito si è arricchito del contributo filosofico di scuola francese ovvero Hubermann, Derrida, Levinas, che hanno fatto del ritratto il punto nodale della rappresentazione di tutta la vicenda umana.
Consiglio, ovviamente, la lettura dell’ultimo Scianna, Visti.. e scritti, Contrasto, laddove testo e ritratto scambiano considerazioni, occhi negli occhi, a favore di chi legge.
Invero, nonostante la grandezza dei personaggi ieri sera proposti, eravamo anni luce lontani da queste semplici considerazioni intellettuali e, provvidamente, il dibattito ne ha messo in luce i limiti e le ambiguità commerciali.
Poi il vino, le castagne, San Martino, gli anni che passano ci hanno stretti in circolo per considerare pacatamente l’esperienza passata ed i giorni futuri, con quel ci resta da fare per trattenere qualche sogno su un file o su un cartoncino: la notte era dolce e non pioveva più, il clima era magnifico per scambiarsi la fatiche del comprendere; è stato un delitto tornare alle nostre ordinarie preoccupazioni; Pippo Sergi, sorridendo bonariamente, ricordava che la bontà del tempo trascorso non l’avevamo progettata (venenum in cauda? o dulcis in fundo?).
Arrivederci, sempre e comunque.
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