Aldo Feroce e Barbara Orienti
Reportage nei cimiteri navali
Mumbai - (nota fino al 1995 come Bombay) è la città più popolosa dell'India
Darukhana (18° 58' 21.04" N 72° 51' 10.89" E) una zona industriale a nord di Mumbai, dove esistono cantieri per la demolizione e riutilizzazione di parti navali ,quali acciaio,ferro,rame,legno ed altre componenti.
Un numero imprecisato di Cantieri offre lavoro a circa 6000 persone le quali devono provvedere alla smantellamento di circa 20.000 tonnellate provenienti dalle navi cargo entro e non oltre 12 settimane, in condizioni di lavoro quotidiano pericolose sia per il metodo quanto per le sostanze altamente tossiche presenti. Questo purtroppo in diretta violazione della convenzione di Basilea .Entrare dentro un “Dock” è assai difficile soprattutto se l’intento è quello di documentare quello che avviene all’interno, ciononostante sono riuscito a farlo….
… così inizia il racconto di questo lavoro che i nostri due graditi ospiti ci hanno presentato ieri sera.
Certo il PIL dell’India aumenta e trascina l’economia asiatica, ma a che prezzo… ma questi sono altri problemi, parliamo di fotografia.
I nostri amici hanno cercato e voluto fortemente e tenacemente questo incontro e questo reportage, impegnandosi nella ricerca di un permesso a visitare, e soprattutto fotografare, questi luoghi e infine, contro tutto le aspettative, ci sono riusciti.
In questo tipo di reportage la bellezza della fotografia passa quasi in secondo piano, per il vecchio discorso che non può essere bella la miseria, ma la fotografia deve essere realistica per essere documentaria, il bel dramma è un controsenso etico, il bel povero sembra fuori luogo.
Per questo motivo, non ci aspettiamo il colore che stupisce o l’illuminazione ad effetto, ma un colore tenue o al limite un bianco e nero. Ed è così infatti che il lavoro si presenta. Anzi i lavori in quanto hanno preferito differenziare la loro visione in due lavori distinti.
Così ci troviamo in due visioni differenti anche se sincrone in cui si evidenziano le diverse sensibilità degli autori: bianco e nero per uno colore per l’altro, prospettiva grandangolare, ripresa ravvicinata per uno, più distaccata per l’altro. Due diversi modi di conoscere una realtà, due diverse visioni, due sensibilità, due personalità.
Molto privilegiato il ritratto ambientato, quei volti che sembrano ansiosi di raccontare la loro realtà, la loro condizione, ma con orgoglio, con dignità, senza facili pietismi. Un ambiente lavorativo difficile, estremo, anche per i fotografi, eppure accettato, eppure una possibilità di guadagnare di dare sostentamento alla famiglia, di andare avanti, comunque.
Le immagini sono di quelle che ti piacciono, ma ti lasciano un amaro in bocca, quasi un senso di colpa, per te che assisti a quel dramma dalla tua comoda sedia a migliaia di chilometri di distanza, eppure una testimonianza necessaria perché non si può chiudere gli occhi e fare finta di niente. Occorre prendere coscienza e conoscenza.
Ringraziamo dunque Aldo e Barbara per la loro fatica e per la loro tenacia, per averci mostrato un'altra India, per averci portato in questi luoghi, per averci offerto qualcosa di diverso dal solito sguardo languido sui colori dell’India, per averci portato una testimonianza onesta e sentita di questa loro avventura umana e fotografica.
Emanuele
PS e non mi fate fare così tardi la sera che poi il giorno dopo non riesco a scrivere ...
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