E così eccomi tornato, immodestamente, al mio ruolo. Quello di narratore, senza se e senza ma, delle serate Acafiane. Il mio non vuol essere intendiamoci un ruolo di critico, ma solo di testimone che vuol tenere memoria delle cose fatte, e viste, presso la nostra sede.
Così stavolta è toccato a Riccardo Lombardo allietare la nostra serata. Lo ha fatto portandoci in una Sicilia inaspettata, una Sicilia diversa... una "Sicilia incognita".
Di questa Sicilia diversa ci ha voluto testimoniare, raccogliendo le immagini di feste, tradizioni e folklori sconosciuti ai più. In verità la Sicilia è particolarmente ricca di di luoghi e tradizioni, di storia e manifestazioni poco conosciute agli stessi siciliani. Eventi spettacolari, luoghi favolosi, storia curiose, avvenimenti oscuri, ma anche luoghi della storia e personaggi illustri, castelli e chiese, cripte e mummie. La fotografia ed il racconto ben si prestano a diffondere la conoscenza di queste bellezze che tanto bene farebbe al rilancio dell'isola, salvo poi ad essere sconvolte e distrutte da un turismo troppo superficiale che tutto fagocita e tutto altera al suo passaggio. Eppure cose ben più banali e meno interessanti eventi di altri luoghi vengono ben più reclamizzati e conosciuti dal folto pubblico. La tradizioni pasquali in Spagna per dirne una o i castelli della Scozia, ad esempio cui nulla hanno da invidiare i corrispettivi siciliani. Illustri giornalisti, e penso al citato Matteo Collura, ma anche altri, mi viene in mente Santi Correnti, hanno tentato di svelare aspetti sconosciuti di questa nostra terra così ricca e così dimenticata. Purtroppo non sempre hanno ricevuto la risonanza e la pubblicità che meritavano.
Ma torniamo a Riccardo Lombardo che ha saputo con piglio reportagistico, rappresentare la bellezza dei luoghi e degli eventi, raccontarci delle storie di tradizioni e sagre popolari ignote, o poco note, senza cadere nello scontato e nella facile retorica, riuscendo a evitare le brutture architettoniche che spesso deturpano i bei paesi di Sicilia, figlie di ignoranza e povertà, ma anche di trascuratezza delle istituzioni preposte alla tutela, come spesso, purtroppo ho avuto modo di constatare con i miei occhi.
Ha saputo rendere il sapore autentico di tradizioni sentite e vive in alcuni paesi della nostra terra. Dall'orso di Saponara al carnevale di Mezzojuso, da Casalvecchio a Geraci Siculo, passando per Barrafranca, Mistretta, Burgio, S. Vito Lo Capo, per poi finire con quella che, secondo me, è una delle più suggestive testimonianze della cultura Greca cioè la valle dei Templi di Agrigento, impreziosita, in questo caso, dalle sculture di Igor Mitoraj.
Concludo facendo dono a Riccardo, e a tutti gli altri amici, di questa bella frase di Paul Klee :
"l'arte non ripete cose visibili, ma rende visibile".
Scusandomi per lo sfogo per quello che ritengo uno delle più gravi oltraggi recati alla Sicilia: l'oblio, non mi resta che lasciarvi a meditare su questa frase di Klee e augurare, ancora una volta, buona luce a tutti.
Emanuele
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