Ipse dixit ovvero così parlò Pippo Pappalardo.
E così stasera Pippo ci ha dato un'altra lezione di fotografia, non una lezione su tempi, diaframmi e lunghezze focali, ma una lezione di poesia, cultura e capacitá di osservazione. Sfido chiunque, persino gli stessi autori, a guardare con gli stessi occhi le fotografie dopo che Pippo le ha commentate. Sempre modesto e gentile, mai saccente, riesce a recensire un'immagine senza dire ad esempio "Le sue fotografie non s'impregnano più degli effluvi del tempo stillati dalle pietre" o " non interiorizza la disistima più o meno altezzosa nei confroti della metafotografia ". Lui non parla così, non che non ne sarebbe capace, ma il suo è un discorso piano, che può seguire anche chi non ha la sua immensa cultura. Ed alla fine ti stupirai pure di aver capito tutto. "Caspita quanto sono intelligente", ho seguito tutto il suo ragionamento, profondo e infarcito di riferimenti storici, letterari, cinematografici e, ovviamente, fotografici, senza rimanere indietro. Solo se stai molto attento ti rendi conto che non sei tu ad essere
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e intelligente, ma è lui che riesce a spiegartelo "come se fossi un bambino di cinque anni" come diceva Denzel Washington nell'interpretazione, guarda caso, di un avvocato nell'indimenticabile Philadelphia. E così, passando da un autore all'altro è passata senza quasi che ce ne rendessimo conto anche la nostra serata. E così ancora una volta abbiamo goduto la fotografia, ma non con gli occhi questa volta, ma, strano a dirsi, con le orecchie.
Grazie Pippo, che ci hai mostrato foto non nuove, ma facendocele vedere con occhi nuovi, se mi è consentito parafrasare così banalmente Proust.
a martedì prossimo
Emanuele.