Dal magico cassetto di Massimo Malgioglio vengono fuori questi preziosi appunti fotografici. Sono il frutto di una osservazione meditata ed attenta sul proprio lavoro professionale (agenzia pubblicitaria) e, quindi, una riflessione sull'elaborazione di un'idea che vuol farsi messaggio, comunicazione visiva, confronto, provocazione. Sono i suoi fotogrammi come dei rapidi schizzi con i quali ha provato a definire il progredire e l'elaborazione di un progetto mirato a fare incontrare il bisogno del committente, l'elaborazione creativa del professionista, la concreta validità del messaggio e quindi del medium adoperato. C'era tutto questo negli appunti del nostro amico ma c'era anche il desiderio di scavalcare la fredda documentazione e penetrare nel mistero costruito sui segni mediatici laddove i protagonisti devono adeguarsi al medium (McLuhan docet) e quindi devono entrare nel gioco della comunicazione, Ma il nostro Massimo ha voluto anche raccogliere i tempi intermedi, quegli spazi intravisti laddove l'artificio è ancora realtà e la realtà si prepara per una nuova forma. In questa, come chiamarla, intercapedine (?) il fotografo appunta il suo obiettivo per intercettare un sorriso più autentico, una perplessità,, un dubbio, una risoluzione coraggiosa. Nascosta tra queste intercapedini sta la provocazione del team pubblicitario che chiede all'immagine, al suono, ai nostri sensi, insomma, una verità diversa da costruire insieme, eticamente insieme, graziosamente insieme
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