ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

Per personale formazione sono portato a cercare continuamente la bellezza. Potrei definire questa mia ricerca in tanti modi ma, volendomi limitare ad un cercare quanto più condivisibile risolvo nel dichiarare un facile rinvenimento della bellezza nella NATURA, nell’ARTE e nella DONNA;
Ieri sera Il nostro presidente mi ha fatto questo regalo: coniugare, con assoluta evidenza e semplicità, queste tre visibili esperienze fornendomi momenti tangibili di bellezza, peraltro proposti nella ricorrenza dell’8 marzo, a conclusione della Rassegna fotografica delle fotografe acaffine.
Avevo, avevamo, bisogno di tutto questo perché avevamo necessità di “uscire” con le nostre immagini, con le nostre rappresentazioni. Ne avevamo bisogno in nome di una nuova consapevolezza fotografica: e cioè di essere fotografi perché “guardiamo” e, quindi, facciamo la guardia. La guardia perché nulla ci scappi di mano, per non perdere il senso, l’equilibrio, la responsabilità dell’essere umani perché creature sociali.
Ieri sera, una poetessa, una musicista, una danzatrice, una chef artefice di dolcezze diverse eppure vicine e magicamente accostate, ci hanno confidato che, con determinazione e volontà, il senso profondo della bellezza si libera dalla sua positura di “opposto” e si fa complemento che aspira a dissolversi verso l’uno (che appunto chiamiamo universo).
Le fotografie che ieri sera stavano appese alle pareti parlavano di un’identità femminile da individuare non nella tematica privilegiata dai suggerimenti della nostra ineffabile Giovanna, e nemmeno nel personalissimo linguaggio da ogni autrice adottato, ma nell’essere rappresentazioni di frammenti che lasciavano intravedere una differente totalità rispetto alla quale la singola fotografa si nascondeva in prospettiva per meglio raccogliere il significato sorpreso e intercettato nelle tracce del reale apparente o effettivo.
C’erano tanti germogli di vita nelle vostre fotografie, tante attese, tante domande, tanti perché che ancora attendono una concreta risposta: per intanto, sono tutte prossime a fiorire perché imperiosamente vogliono venire alla luce.
Ecco perché le immagini mi sono sembrate come alberi di ciliegio in fiore anche quando il dramma faceva capolino da ogni fotogramma. E poi, perché la primavera è arrivata e noi non dobbiamo mancare all’appuntamento. Lei è stata fedele ai patti: ha promesso che sarebbe venuta ed è arrivata, A noi tocca suonare gli antichi strumenti per darle il benvenuto, per fare festa.
Dobbiamo, pertanto, tornare nella nostra camera chiara, riprenderci la visione del mondo con spirito di liberazione, di responsabilità, di equilibrio per declinare l’esperienza della pace una volta per sempre.
Siamo fotografi! Uomini e donne abituati a vedere il proprio pensiero dissolversi in frantumi di fotogrammi; ma dietro ogni nostro fotogramma, ogni nostra parola, ogni nostra nota, nascosto in prospettiva, sorprendentemente appare l’ALTRO;