Da Silvana Licciardello:
Difficile per me scrivere qualcosa di più di quanto già detto da Pippo che sa sempre trovare le parole giuste.
Intervengo per ringraziare Enzo e Veronica che ci hanno dato la possibilità per riflettere su almeno tre temi che ci riguardano. Uno è ovviamente il tema del genocidio e degli orrori perpetrati dalla follia umana, gli altri due riguardano la fotografia e il viaggiare. Muoversi, visitare luoghi, poggiare i propri piedi e respirare l'aria dei posti dove è stato vissuto tanto dolore permette di sentirlo più forte e di rivivere intere pagine della storia. E' così quando ci emozioniamo davanti alle vestigia che raccontano di fasti e tempi ricchi e felici e lo è anche nei casi in cui dobbiamo confrontarci con le miserie umane. Fotografare in questi casi non è solo un documentare (non ne abbiamo bisogno, quante immagini e film abbiamo già visto sulla shoah?) è, emozione individuale nel ricordo personale di chi ha visitato i luoghi che diventa testimonianza e quindi sollecitazione della memoria collettiva, pubblica e storica. La memoria è fondamentale: l'assenza della memoria ci priva della storia e senza storia non c'è futuro e si rischia di rifare gli stessi errori. E' questo che ci ha voluto dire Veronica parafrasando la scritta davanti al cancello di Auschwitz in Erinnerung match frei (La memoria rende liberi) titolo per il loro lavoro che potrebbe sostituire Binario 21, scelto forse perché in quanto italiani ci collega più direttamente all'olocausto.
I nostri amici hanno reso perfettamente le emozioni di chi oggi percorre quei viali, muti e agghiaccianti nel contrasto con gli edifici (che sembrano un qualsiasi sobborgo di una città polacca) e la natura (con le sue meravigliose betulle, il sole, le nuvole). E, insieme a loro, anche noi visitiamo, osserviamo ciò che è rimasto, cerchiamo i cumuli di scarpe e di valigie, ascoltiamo la guida che informa su come si svolgeva la “vita” e dobbiamo confrontarci con le torture e con la morte.
I due hanno fatto una scelta stilistica per il proprio racconto: Enzo ha usato il b/n a cui forse siamo più abituati, ma con tutta la scala dei grigi drammatizzando i contrasti e la rappresentazione; Veronica ha preferito il colore, perchè “ho immaginato di vedere con gli occhi di chi lì ha vissuto” e lo ha reso denso e ben contrastato, restituendo un caleidoscopio cromatico “come rito purificatorio degli orrori del luogo”.
Entrambi hanno ricercato la simmetria nei luoghi, la razionalità nella semplicità delle linee, l'esplosione della natura e dei cieli per descrivere al meglio la lucidità della follia e la banalità del male: affinchè gli orrori e le persecuzioni per motivi razziali, politici, religiosi ed altro non si ripetano!
|