Ad un mese esatto dalla scomparsa dell'eccellente fotografo milanese, il nostro sodalizio ha inteso celebrarne la memoria e, così, rendere il dovuto omaggio al nobile artigiano della fotografia, al fotografo in grado di andare in consonanza con i tempi dell'economia, della città e della sua generazione.
L'ho fatto utilizzando, della sua opera fotografica, vastissima, prevalentemente i ritratti convinto che da questi si possa dedurne la capacità di relazionare con l'Altro e con 'Altrove. Credo che ci siamo riusciti poichè abbiamo tirato fuori un mondo dal quale questo triste periodo vuole allontanare la memoria mentre noi vogliamo trattenerne la bellezza, l'eleganza, il buon gusto: strumenti tutti di relazione e di dialogo.
E' passato questo messaggio? si è capita la proposta? Certamente sappiamo qualcosa in più della personalità del fotografo ed abbiamo capito che abbiamo bisogno di penetrare tutta un'esperienza fotografica troppo spesso oscurata dal cosiddetto fotogiornalismo o dalla fotografia "eroica" e politicamente corretta ed impegnata; eppure, nonostante la partecipazione attenta dei presenti, e tra questi molti esterni al nostro gruppo, ho avvertito qualche resistenza come a dire il personaggio è bello ma noi siamo fotoamatori e non professionisti.
Posso capire qualche perplessità ma ritengo che per crescere - e le serate culturali hanno questo scopo occorra guardare anche alle realtà più trascurate ancorchè di successo.
Tutti i volti che abbiamo passato in rassegna appartenevano a gente assai nota eppure quando li abbiamo guardati nella rivista di turno non ci siamo fermati per conoscere gli autori di quei ritratti.
Ecco. la serata di ieri sera mirava a stimolare questa osservazione: nei manifesti, nei media, sui giornali appaiono volti che abbiamo memorizzato in un certo modo e su quei medesimi volti onesti fotografi hanno condotto analisi, metamorfosi, interpretazioni, dialoghi che meritano di essere attenzionati per capire che il volto dell'umanità è la forma del tempo che tutto struttura; è la superfice sulla quale rimbalzano le nostre volontà di convivenza e di responsabilità,
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