Ci sono luoghi che entrano prepotentemente nell’immaginario umano, ci sono luoghi per cui vale la pena affrontare un duro viaggio, ci sono luoghi che non potrai mai dimenticare perché sono quelli in cui hai lasciato un frammento di cuore.
La Patagonia con i suoi ghiacciai, l’Australia con il grande Ayers Rock, l’Africa e la sua savana, la Mongolia e le sue steppe… sono fra quelli.
Chi mai di noi avrà la voglia ed il coraggio di affrontare la distanza ed il freddo di quelle terre per andare a vedere come vivono i cacciatori nomadi Kazaki laggiù nella parte nord-occidentale della mongolia, una delle zone più intatte e selvagge della terra. Odetta e Oreste Ferretti lo hanno fatto per noi e ne hanno tratto un grande audiovisivo dalla fattura sapiente ed esperta.
“Ogni anno, alle porte dell’inverno, i cacciatori si ritrovano dando vita a gare di abilità e coraggio che dimostreranno qual’è l’aquila più forte e veloce. Alla fine il vincitore e la sua fedele aquila, ormai famosi in tutto l’Altai, torneranno alla vita di sempre, a caccia di volpi e lupi, un’attività praticata dai nomadi Kazaki da oltre 2000 anni.” Così recita la presentazione della loro opera.
“Una sorta di fiaba”, come l’ha definita Alberto, che si snoda attraverso una serie di immagini di grande spessore in un formato semi panoramico, insolito, ma forse ricercato per esprimere il vuoto orizzonte di quei luoghi in cui la steppa si estende senza fine ai piedi degli Altai, piatta, fin dove lo sguardo può arrivare. Una narrazione arricchita di suoni e parole oltre che musiche, per portarci almeno con i sensi, là dove forse i piedi non ci porteranno mai. Un’ulteriore conoscenza, un altro frammento di questo nostro bellissimo pianeta Terra.
Anche se… a volte frammenti di terra bellissimi si trovano a un passo da noi e non ce ne accorgiamo!
Emanuele