Ricordate di Franco Vaccari? E della sua mostra "lasciate un segno del vostro passaggio" (oppure era "della vostra presenza"?).
Ebbene, vi racconto di come venerdì scorso, invitato dal prof Cristina della nostra Accademia di BB.AA., abbia con profitto partecipato all'inaugurazione della mostra sul paesaggio, "Punti di Vista", installata presso il prestigioso Museo Emilio Greco di Piazza S. Francesco.
La mostra è giovane, frizzante, è presente Fabio Sgroi, illustre artista fotografo palermitano e, alle pareti, cullata da un sottofondo musicale esibito in diretta, il contributo talentoso quanto efficace della nostra Licia Castoro da tutti assai apprezzato per la semplicità razionale di una proposta visiva che sa farsi meditata "riflessione" e quindi pensiero e quindi nuova e diversa proposta.
Incontro, quindi, in campo artistico istituzionale una presenza acaffina che dopo qualche minuto mi si materializza accanto col più convincente dei sorrisi e mi anticipa che il marchio ACAF è addirittura su tutte le pareti: infatti, tutto l'allestimento visivo è produzione Martena al quale l'organizzazione dell'evento tributa plausi e riconoscimenti che io mi raccolgo ancorché non vi abbia messo mano alcuna.
Il giorno successivo, sono al TrapaniPhoto, una creatura in continua crescita sotto le attenzioni di Arturo Safina. Sento che Il conduttore del convegno mattutino non fa che celebrare il contributo efficace ed emotivamente qualificato degli audiovisivi dell'ACAF: dal Nepal a S. Vito lo Capo, con la complicità dell'infante Riccardo,il marchio è ancora quello, ed io che non c'entro, ancora una volta mi prendo gli elogi per tanta eleganza di proposte; e non finisce qui, perché è presente Melo Minnella che dà la sua ferma testimonianza in nostro favore provocando l'orgoglio dell'emerito Presidente Merlak quando scopre che trattasi dell'ACAF BFI associata FIAF.
Poi mi tocca ritirare dei premi per gli amici acaffini vincitori e spiegare ad un incuriosito Diego Mormorio chi siamo e di come ci piacerebbe ospitarlo in sede.
Mi chiedo che nome dare all'esperienza vissuta e, dapprima, non ne trovo alcuna. Poi, apro il nostro sito, e leggo la nostra immagine all'ETIS, leggo le parole di Alberto, il suo concreto, mirato e intellegibile contributo, e concludo che chiamarla "riflessione" sul segno del vostro passaggio mi basta ed avanza
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