"Definisco portfolio un insieme di fotografie (da molteplicità a unità) ognuna con un proprio significato, ma strettamente collegata alle altre, che ci permette, seguendo una corretta sequenza, di vedere una foto dopo l’altra, dove i significati delle singole foto non si sommano tra loro ma vanno a determinare un significato ulteriore - caratteristico del raccontare – dovuto al “sapiente accostamento” delle immagini stesse" (fonte FIAF).
"Definisco portfolio una sequenza di fotografie, sia essa un progetto coerente o una semplice raccolta. La cifra personale di ogni autore non si rivela solo nelle capacità tecniche e operative ma nella concezione della propria sequenza, nella scelta delle foto, nella loro disposizione, nell’allestimento del lavoro e nelle testualità che lo circondano. (Augusto Pieroni)
Tra queste due definizioni (ma ne esistono altre, e più sofisticate) penso possa racchiudersi l’esperienza di martedì scorso ancorché tutti, ritengo, ci siamo resi conto di avere rispettabili personali opinioni che vanno ancora tutte ascoltate, confrontate e approfondite; anche se differenti.
Pertanto, su graziosa e gentile richiesta di un socio che indelicato è solo per cognome, abuso dell'ospitalità di questa rubrica, pregandovi di pazientare, ancora una volta, e prestare quell’attenzione che tante volte ho chiesto per i miei assillanti (ne convengo) continui ragionamenti.
Provo a esporre il giudizio che mi ha spinto a premiare il portfolio di Giovanna Pappalardo “incidendo”
Trattasi di un lavoro costruito intorno ad un' idea di tipo narrativo tematica per penetrare dentro l’esperienza artistica e artigianale dell’incisione d’arte.
Giovanna ha caratterizzato il suo racconto attraverso la scelta di un bianco nero che ha assecondato i primi fotogrammi che appaiono più catramosi, inchiostrati e sporchi per poi chiudere con un crescendo verso toni chiari, puliti, evidenti, orgogliosi.
Ha selezionato i fotogrammi mettendo, spesso, al loro centro le mani come protagoniste e rivendicando alla sequenza una materialità assoluta capace di confrontarsi con il gesto artistico.
Ha utilizzato, come pilastri importanti del suo raccontare alcune immagini laddove ha rinvenuto significati ulteriori e corrispondenze evidenti tra l’incidere ed il fotografare, corrispondenze che poi collimano l’occhio retinico conl’obiettivo del suo strumento.
Il tutto è esposto con l'umiltà di atteggiamento di chi vuol far capire e vuol far conoscere.
Come la nonna col nipotino: penso che ci sia anche questo my darling ......and good by en England.
Il mio giudizio positivo ha incontrato anche il lavoro di Francesco Marino “non chiamarlo amore”, assai ben confezionato nella linea narrativa dello/a story board, nella selezione preziosa delle immagini, nel messaggio che intendeva trasmettere. Un’idea narrativa tematica che vuole risolversi in espressione più artistica: in tal senso depongono il drammatico buio dello sfondo, la mimica dei soggetti ben disposti in posa, la strumentalità ambigua degli accessori utilizzati, l’uso di espedienti teatrali e di suggestioni cinematografiche, i richiami pittorici, ed ovviamente l’uso del colore.
La sequenza convince senza ricorrere a toni violenti, conservando intatta la sua drammaticità espositiva e la sua limpidezza narrativa. Si apprezza, inoltre, la meditata riflessione e la volontà di chiudere la proposta in emblematicità di immagine con senso di immediatezza ed economia, soprattutto pescando la rappresentazione solo nella propria personalità di uomo che vuol dire la sua su questa storia che ci coinvolge tutti.
N.B.: con diverse espressioni, modalità e criteri il mio positivo giudizio per entrambi i lavori concorda con quello dei "valorosi" colleghi di giuria.
E per concludere, per non perdere l’abitudine, vi suggerisco l’acquisto di
Augusto Pieroni
Portfolio!
Postcart ed. € 25,00
Un libro delizioso, importante, assolutamente divertente perchè vuol mantenersi leggero dovendo spiegare cose difficili (c’è tanta cultura fotografica dentro e non solo quella).
Troverete teorie, idee, esperienze, bazzecole ma anche speranze da raccontare. Magari dicendo “Una volta ho visto, ho disegnato, ho prelevato, ho raccolto, ho incontrato……..
Grazie dell’attenzione ( e del “padre nobile”)
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