Simpatica esperienza quelle di giurato. Chissà quanta gente mi ha odiato alle mie spalle per quei "NO" scanditi nel buio della sala. Ma la selezione era lunga e se non volevamo fare l'alba occorreva essere decisi. Anche se, come il ripescaggio finale ci ha dimostrato, molte immagini avrebbero necessitato di una lettura più approfondita. Ecco forse quella di ieri può essere una lezione di come non si deve leggere la fotografia: una bulimica abbuffata frettolosa. Le immagini andrebbero pesate e misurate a lungo per poter emettere un onesto giudizio. A volte mi capita di guardare a lungo una immagine in gallerie e tornarci su più e più volte prima di riuscire ad esprimere un giudizio che non vuole essere sul merito ma di esclusiva lettura dell'immagine. Anche perchè diciamolo, a volte noi fotoamatori ci prendiamo troppo sul serio. Ho imparato nel tempo a non prendermela per le critiche, anche se il mio pensiero andava contro l'altrui parere, ma a prenderle serenamente come la lettura di un altro sguardo. In fondo se io non sono riuscito a trasmettere il mio pensiero due possono essere i motivi: o io ed il mio lettore siamo troppo diversi per esperienza e cultura (in senso lato) o non ho saputo esprimere il mio pensiero. Dato che qui fra noi è difficile trovare persone di estrazione culturale troppo distante dalla mia, parto sempre dal principio che non mi sono espresso sufficientemente bene e cerco di capire il perchè e come posso fare per migliorare. E poi ... è un gioco, no? Non vivo di questo, non sono un fotografo a tempo pieno, come non sono uno scrittore. A volte mi piace condividere i miei pensieri con qualcuno che ritengo possa essere interessato e meritevole di ascoltarli. Non sono capolavori? Poco male. In quest'ottica ho detto "NO" per prima alle mie stesse immagini, per non trovarmi in difficoltà alla fine. Se avessi saputo che dovevo essere giudice non le avrei neanche presentate. In fondo è molto più facile essere giudice che giudicato e questa è una grande lezione. Per quanto sopra non me ne vogliano gli esclusi e sappiano che ho agito in assoluta buona fede e che sarò lieto di sottopormi a mia volta a giudizio se ne capiterà l'occasione. Ricordiamoci di questa lezione anche per sbollire la rabbia per eventuali esclusioni in fotoconcorsi più importanti, sapendo che la fretta porta a scelte spesso superficiali.
Per le foto finaliste non avendole davanti agli occhi vado a memoria. Una l'ho scelta per il suo notevole aspetto teatrale (in senso buono) Il personaggio in primo piano era reso in maniera espressiva e le figure sullo sfondo scure quanto basta per staccarsi dal soggetto ma non tanto da risultare illeggibili si accordavano bene senza sovrapposizioni, volti tagliati e sguardi fuori posto, notevole consederando l'elevato numero di personaggi. Una bella descrizione di un momento della festa di S. Agata.
L'altra era un insieme più ridotto di personaggi, i ceri la facevano ancora da padrone a rappresentare un elemento emblematico della festa, nell'insieme la composizione risultava equilibrata e i personaggi erano colti in maniera abbastanza spontanea ed equilibrata con un buon lavoro anche qui di bianco e nero.
Le altre due risultano un po' più controverse. Una percrè pur essendo una bella foto rappresenta a mio modesto parere più un documento di stile reportagistico su le condizioni abitative e sociali di un catanese nel momento della festa che un momento della festa in quanto tale. L'altro perchè pur essendo invece un momento abbastanza tipico della festa, come diceva giustamente Salvo, risultava nel mio sguardo un po' caotico e non perfettamente organizzato secondo il mio schema visivo.
Ora detto questo è chiaro che tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare. Inoltre il critico risulta sempre un po' odioso perchè si fa forte del senno del poi, mentre al momento dello scatto... ma questo è l'ingrato compito che mi è stato affidato.
A voi la sentenza finale se sono stato un giudice giusto, se non
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Saluti a tutti
Emanuele
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