Oggi mi sono permesso un uovo fritto, il classico uovo in camicia.
Mentre lo depositavo sulla padellina, tra l'olio bollente, mi chiedevo quale fosse il centro di questa composizione gastronomica.
Ma, poi, riflettevo, tra me e me: era così importante?
Beh, sotto il profilo gastronomico-culinario lo era: significava che avevo ben depositato il tuorlo dell'uovo e che in maniera equidistante da esso stavo facendo rassodare l'albume; sotto l'aspetto culinario lo era altrettanto perchè, almeno secondo i mie gusti, avrei spezzato la superficie del rosso facendola riversare sul bianco in maniera uniforme.
Ma ho pensato pure che il centro di un uovo fritto era, in buona sostanza, qualcosa che mi attraeva come attrae il centro all'interno di una circonferenza o di un quadrato.
Mi sono messo a guardare tutte le pietanze che andavo mangiando ed in ognuna ho trovato un centro, quantomeno un baricentro, disposto a vestirsi di espressività (il chicco di pepe nella fetta del salame, il culo-cinque punte di una mela ranetta, il fiore al centro di una rotonda tovaglia, il primo dentino, al centro della bocca della figlia golosa di una mia amica,.
Non prendetemi per matto (già mi è stata certificata ampiamente la malattia) ma ho proseguito la ricerca sugli indumenti per la notte ed ho trovato altri centri, non vi dico quali.
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