Da "le voci di Promoteo" il 68, approfondimento a cura di Pippo Pappalardo
…. un viaggio dentro la rivoluzione mondiale verificatasi n tutti gli ambiti sociali; un lungo viaggio durato, poi, quaranta anni e che ha predisposto le basi per i tempi futuri; attraverso un pellegrinaggio fatto d’immagini in bianco e nero, Pippo Pappalardo ci sospinge indietro nel tempo in modo assolutamente piacevole, e così rivediamo, tra le altre, vecchie fotografie raffiguranti un giovane Sofri, ancora un’intellettuale dall’aria candida, ci vengono proposte immagini in cui per la prima volta i fotografi, in maniera del tutto nuova, si occupano di temi come la follia, di manicomi che vengono raccontati per com’erano e quelle immagini aprono una finestra dalla quale guardare mani e volti ingrigiti dalla paura, luridi cenci con i quali gli ospiti di cortili freddi e squallidi riuscivano a stento a coprire le proprie nude intimità.
……. ed il valzer continua in una sequenza che ci porta davanti al coraggio giovanile dei ragazzi di Praga…….”mettete i fiori nei vostri cannoni”sottotitola la famosa foto che ritrae una giovane donna sfidare le baionette di muti soldati, forse anch’essi stupiti di tale sfrontato coraggio.
….la rivoluzione è intercettata anche da quelle foto che ci mostrano gli artisti del tempo, i creatori della Pop Art quali Warhol, la beat generazione, gli schemi capovolti della nuova musica.
….ci caliamo nell’eredità rivoluzionaria di Che Guevara e ci voltiamo a guardare i giovani che cambiavano il modo di atteggiarsi e di vestirsi.
…. le donne che fecero la rivoluzione dal di dentro, dentro le viscere delle mura domestiche, tra schiaffi di antichi genitori, assenti spettatori di un’epoca che scalciava per diventare moderna.
…. una testimonianza radiograficamente fotografica quanto reale dentro l’immagine di un tempo passato ma ancora attuale e moderno. (Graziana Toscano)
…. un viaggio dentro la rivoluzione mondiale verificatasi n tutti gli ambiti sociali; un lungo viaggio durato, poi, quaranta anni e che ha predisposto le basi per i tempi futuri; attraverso un pellegrinaggio fatto d’immagini in bianco e nero, Pippo Pappalardo ci sospinge indietro nel tempo in modo assolutamente piacevole, e così rivediamo, tra le altre, vecchie fotografie raffiguranti un giovane Sofri, ancora un’intellettuale dall’aria candida, ci vengono proposte immagini in cui per la prima volta i fotografi, in maniera del tutto nuova, si occupano di temi come la follia, di manicomi che vengono raccontati per com’erano e quelle immagini aprono una finestra dalla quale guardare mani e volti ingrigiti dalla paura, luridi cenci con i quali gli ospiti di cortili freddi e squallidi riuscivano a stento a coprire le proprie nude intimità.
