Provo, sperando che altri seguano l'esempio, a leggere, prima, e commentare, dopo, le immagini vincitrici.
Comincio dalla proposta di Mary Indelicato, la quale, all'interno del tema proposto, ha cercato di individuare un'immagine che cogliesse non soltanto la tematica usuale della stagione autunnale ma anche una riflessione più intima, quasi personale (biografica?).
Ed allora:
ci ha suggerito la contemplazione di un angolo del nostro Giardino Bellini, in abiti, appunto, autunnali, ed ha composto la rappresentazione all'interno di una fuga prospettica che ha trovato il suo punto focale nell'albero dorato ed il suo momento, come dire, scenico, nella positura, calma quanto elegante, di una giovane ballerina, seduta per terra a formare un triangolo retto, sensuale per la consistenza delle gambe e dinamicissimo per la positura nervosa ma armoniosa delle mani: un contrasto, quello delle gambe e delle mani, che ha giocato tutto a favore della capacità di seduzione e suggestione dell'immagine.
L'accettato realismo dei particolari del Viale diveniva funzionale, come è stato giustamente annotato, al ritmo prospettico dell'immagine dando maggiore profondità ed incisività alla scena.
Il richiamo autunnale oltre ad essere raccontato dai colori del Parco, dalle foglie cadute, dai colori del cielo, dalla corretta esposizione e dalla funzionale profondità di campo, era narrato, pure, dal raffinato accostamento dell'ambiente del nostro giardino alla figura femminile della giovane danzatrice che al di là dello sguardo e dell'atteggiarsi del suo corpo, ben coniugava l'espressività della sua presenza col ritmo pacato, quanto musicale, di ciò che la circondava, dando ragione ad un tema che si presentava alquanto difficile da raffigurare (l'anima dell'autunno o l'autunno dell'anima).
La complessità apparente dell'impianto fotografico si è, pertanto, risolta, grazie ad una fascinazione tutta femminile, in una elegante positura che sa di antico affresco paretale, di gouache di antichi soffitti, dove appunto il tema delle stagioni era assai spesso utilizzato. L'accostamento danza e foglie cadute si è rivelato, inoltre, l'espediente narrativo più azzeccato per raccogliere e sintetizzare le provocazioni del tema assegnato.
Dovrei soffermarmi sul "come" e sul "contesto narrativo". Credo di averlo già accennato e, mi scuserà l'Autrice, ma mi sembrerebbe di "portare vasi a Samo".
La nostra Fia Zappalà ha cercato i luoghi comuni dell'autunno laddove essi sussistono, concretamente e naturalmente.
Quindi un bosco (la pineta di Linguaglossa) fotografato durante "una giornata uggiosa" (direbbe Lucio Battisti) adoperando una focale corta che ha modificato, grazie anche al taglio orizzontale, l'andamento dei pini in una convergenza al centro.
Questa convergenza si è trasformata, per effetto della nebbia, della focale morbida e della scelta espositiva accogliente- ma soprattutto per l'indovinato accorgimento di porre al centro una figura femminile, raccolta di spalle e corredata da un aperto e, quindi, rotondo, ombrello -, da un'apparente forzatura focale e prospettica ad una raffigurazione di un cerchio fiabesco ed aurorale, di un tempio autunnale, quasi una "sagra dell'autunno" dove rivedere apparire misteriose presenze, gli odori di sempre, e, perché no, i versi e le note de "La luce dell'est" (stupenda canzone, al cui ascolto vi rimando) del grande Lucio Battisti (ma mi sovviene anche "Impressioni di settembre" della PFM)
Sensibilità e disponibilità, ovvero commozione (che significa "col tempo delle emozioni"
hanno caratterizzato l'atteggiamento della fotografa e, quindi, spingerla a proporre l'immagine, come possibile illustrazione del tema.
C'è, quindi, appena velato, un ritmo nelle nostre due donne che pulsa in ragionata sequenza musicale ed innerva con giusta passione la loro raffigurazione.