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FILE 3578/5992 |
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Ciao, scusa la mia ignoranza ma cos'è? Non riesco a distinguere le forme. Mi fa pensare molto alla veduta di Niépce ciao
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beh , in effetti tra controluce e sfocato si coglie poco l' essenza di ciò che stai fotografando, chi non lo conosce non lo capirà mai da questa foto... già la land-art stenta a decollare di per sè...
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Allora per fortuna che nella descrizione l'ho messo dov'è stata scattata! grazie per i commenti...chi è appassionato di architettura riconosce facilmente questo luogo, ma la fotografia si rivolge a chiunque, quindi, la prossima volta vedrò d'essere più "chiara", grazie ancora:D
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Io non sono appassionata di architettura per cui non riconosco "facilmente" questo luogo. Dal titolo poi, almeno che non faccio una ricerca su wikipedia e simili, non penso di capirlo ugualmente, indi per cui penso che la didascalia dovrebbe servire ad esplicare il contenuto, soprattutto, quando non è facilmente riconoscibile. Continuo a non capire cos'è, ma mi arrangerò a capirlo da sola! Ciao
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Il centro storico di Gibellina venne distrutto dal sisma del 15/01/1968, che provocò 1150 vittime, 98.000 senzatetto e sei paesi distrutti nella valle del Belice. Su queste macerie Alberto Burri ha realizzato il Grande Cretto. L'opera consta di un'enorme colata di cemento bianco che compatta i dodici ettari di macerie del centro storico di Gibellina. Il progetto fu avviato nel 1984 e terminato 5 anni dopo. Le macerie furono distrutte grazie all'intervento dell'esercito; raccolte con bulldozer, compattate e tenute insieme da reti metalliche si colò il cemento. Ogni fenditura è larga 2-3 metri, mentre i blocchi sono alti 1,60 m circa. Il tracciato dei blocchi e delle fenditure ricalca in buona parte l'impianto urbanistico, con le strade e gli isolati.L'opera come arte ambientale, si può leggere a chilometri di distanza con un effetto quasi pittorico;l'opera come spazio percorribile, ad altezza d'uomo, un vasto labirinto aperto che diviene un percorso di smarrimento e riflessione sulla nozione stessa di perdita.
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