Informazioni File |
Nome file: | DSC_4662.jpg |
Nome Album: | purenergia / varie |
Keywords: | varie |
Dimensione file: | 64 KB |
Aggiunto il: | Lug 09, 2009 |
Dimensioni: | 553 x 800 pixels |
Visto: | 160 volte |
Apertura Diaframma: | f 4.1 |
Controllo Guadagno: | 0 |
FNumber: | f 4.2 |
ISO: | 220 |
Lunghezza Focale: | 122 mm |
Marca: | NIKON CORPORATION |
ModalitĂ di cattura scena: | 0 |
ModalitĂ di esposizione: | 0 |
Modello: | NIKON D40 |
Ora e data: | 2009:06:27 23:15:44 |
Ora e data Originale: | 2009:06:27 18:21:24 |
Programma di esposizione: | Program |
Software: | Ver.1.11 |
Tempo d'esposizione: | 1/30 sec |
URL: | https://www.acaf.it/new/cm/displayimage.php?pos=-3349 |
Preferiti: | Aggiungi ai preferiti |
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Premesso, come specifica l’autrice, che si tratta di una scena occasionale e non di un set, trovo improprio dire “uso di luci ed ombre”…………che abbia colto un momento particolare Ok, la scena era quella, con quel dosaggio visivo………chi ha scattato ha solo messo a fuoco puntando, immagino, l’enigmistica………stabilendo diaframma e tempo consoni e volendo ha potuto decidere una leggera sovraesposizione……..ecco tutto…..lo sfocato sullo sfondo……..poi viene da se.
Riguardo l’interpretazione del secondo commento è, per me, una personalissima visione di qualcosa che non è così e, comunque sia, un’interpretazione a posteriori di chi ha fruito quest’immagine. Chi scatta non ha il tempo di premeditare un’interpretazione a differenza di chi dipinge. Chi scatta ha solo la consapevolezza di trovarsi in un momento particolare che vorrebbe ritrarre ed ha solo il tempo di “trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace”(H.C.Bresson). Diverso invece è l’intento di un reportage che vuole raccontare qualcosa. Quindi andare oltre con l’immaginazione su qualcosa che non è stato voluto, è qualcosa che pregiudica il semplice messaggio visivo di un’immagine. Una foto dà solo delle sensazioni e non congetture. Volendo poi andare nel dettaglio……..il soggetto ritratto non ispira poi così tanta profonda lettura di memorie, impugna anche una penna, quindi si evince che stia compilando un cruciverba.
Terzo commento: anche qui l’affermazione “composizione ben studiata”…….non è un set e l’autrice non ha studiato niente, il suo occhio ha inquadrato una scena fotograficamente allettante. E poi “….la luce che illumina le giuste zone d’ombra”……..in questa frase mi perdo……..poetica da diarietto che disorienta…….è vero che se non ci fosse luce sarebbe tutto un ombra buia, ma in fotografia c’è la luce, c’è l’ombra e le zone intermedie, tutte al loro posto ben distinte, a secondo dello scatto. Chi siamo noi per stabilire i giusti contorni dove la luce deve battere? Dire invece che questa foto ha una “buona luce” lascerebbe intendere il gradevole contrasto tra luci e ombre, in un modo, se pur ovvio e ripetuto, semplice e chiaro.
Infine il micro mosso sull’uomo che legge: in tecnica fotografica per evitare micro mosso, funziona spesso la regola di tenere tempi di esposizione quasi pari al doppio della focale in uso, ma per appassionati come me, molto spesso ce ne dimentichiamo l’utilizzo. Mettendo da parte la tecnica, un paio di anni fa, quando ho avuto i primi confronti fotografici, in occasione di letture portfolio, di una critica nei miei confronti, fatta dall’eminente Maurizio Galimberti, ne faccio tesoro di crescita. Gli scatti che avevo proposto risultavano troppo perfetti, molto curati nella composizione e nella post-produzione, insomma troppo da cartolina, e mi disse quindi tali testuali parole “la fotografia è soprattutto imperfezione e ricerca della poesia”. Ebbene da allora, dopo attente valutazioni, non butto via neanche un mosso, cosa che prima facevo impietosamente. Quello che voglio dire quindi è che prima creavo degli ostacoli visivi alla mia percezione, mentre adesso il micro mosso, il mosso, non pregiudicano la mia valutazione di un’immagine in quanto fanno parte della genetica fotografica e poi non tutti possiamo disporre o vogliamo disporre di attrezzature da paura. Il digitale, poi, tende a restituire sempre un micro mosso di base attenuabile con un po’ di maschera di contrasto (in Photoshop) che, se ben dosata, sistema queste piccole imperfezioni.
Insomma, secondo me, dopo una passeggiata tra le vie di una città in compagnia del tuo attrezzo, hai tirato fuori uno scatto dalla buona luce complessiva, in leggero micromossso…….ma con tanta poesia.
Purtroppo con l’era digitale la qualità del fotografo è sicuramente scemata a vantaggio della quantità di scatti e di possibilità di ottenere una buona fotografia………e questo è innegabile. Senz’altro chi lavora in analogico dimostra conoscenza del “mestiere” ed induce “riverenza” in chi fruisce tali immagini o almeno questo è quello che provo io.
Ritengo punto di partenza del mio concetto fotografico la distinzione fondamentale dei contesti di ripresa. Tale distinzione, trasmessa dai grandi fotografi del passato e dagli affermati di oggi, determina diverse tipologie di fotografia come giusto che sia: la fotografia da set, dove il fotografo è regista, dosatore di luci e ombre, il reportage, dove il fotografo è cacciatore di cronaca, il naturalista, dove il fotografo sa aspettare come un pescatore di riva, il paesaggista, che ritorna sullo stesso luogo ad orari di luce diversa……….e poi sua eccellenza “il colpo d’occhio” in cui si coglie “l’attimo fuggente”, quell’attimo che non tutti sanno vedere, quell’attimo in cui, secondo me, maestro o dilettante che tu sia, hai bisogno di una buona dose di fortuna più che esperienza……….ciò non significa che per me l’esperienza non sia importante (più esperienza hai più veloce sei a realizzare)……..ma in quel poco tempo che si ha, l’unica cosa a cui si pensa è il settaggio della macchina e la speranza che il soggetto non vada via………….sfido chiunque a provare che in quegli attimi si possa pensare ad altro e, come in questo caso, a sfocare il soggetto sullo sfondo. Le luci e le ombre che sono in scena vengono “RILEVATE”(prima dall’occhio, poi dal sensore) e non “disposte a formare una sequenza ritmica”………….questa tua frase non la capisco……..la posso accettare in fase di analisi oggettiva della foto, ma non in fase di percezione e scatto. Il nocciolo della questione è fondamentalmente quello di capire che fare fotografia è “scrittura di luce” e non “scrivere con la luce”……..è la luce che delinea le cose…….noi le rileviamo in base alle nostre capacità e sensibilità . Diverso, invece, il concetto di fare fotografia da set, dove si ha una certa manipolazione della luce e quindi si può creare un effetto desiderato.
Riguardo il cruciverba, il mio occhio rileva quell’oggetto e non ritengo di distruggere la poesia della foto in quanto gli oggetti in gioco sono quelli, non capisco il perché si deve alterare la realtà o immaginare altro…….poi magarì sarà stato un poemetto, e qui, forse, ci darà risposta più sicura l’autrice, se vorrà ,……….comunque se poesia esprime questo scatto non penso dipenda dal brogliaccio in mano del soggetto.
Discutibile anche l’affermazione che fai “…..ma tante di più, ognuno di noi l’avrebbe realizzata in maniera diversa, anche a pochi cm ……”, è sicuro che di sfuggita la scena avrebbe potuto interessare solo alcuni e ad altri no, e questo dipende effettivamente dalla sensibilità di ognuno di noi, ma se in un gruppo di persone, tipo workshop, avessimo inquadrato la stessa scena, sarebbero venute fuori un pugno di foto simili con leggere differenze di angolazione…………..poi a secondo della fantasia, qualcuno avrebbe potuto realizzare uno sfocato, uno zoommato, un mosso volontario…….non so a quale gran differenza fai riferimento.
Proprio perché dietro ogni scatto ci sta il cuore sostengo che in scatti come questo, e sottolineo come questo (street life) è più l’istinto che viene fuori e non l’accademia, l’adrenalina ti porta una leggera sudorazione ai polpastrelli, poi lo scatto che, se ben riuscito sarà l’ennesimo soddisfacente tassello che costruisce il tuo percorso……… il resto è puro e semplice commento, apprezzamento e non.
Il colmo di cotanta disquisizione su questa foto è che alla fine, come da info file, la foto è scattata in automatico (non me ne voglia l’autrice, ma per dovere di cronaca)………………e quindi, come immaginavo, di che dosaggio luci-ombre parlavamo? Molto spesso quello che appare non è ciò che è……..e guarda caso col digitale tutto diventa facile, come dicevi tu.
Sul tuo riferimento a Bresson sono perfettamente d’accordo e concluderei dicendo che a me invece spesso capita di apprezzare scatti di altri autori e mi verrebbe da dire “mi sarebbe piaciuta averla potuta fare io”.
Un’ultimissima cosa, guardando e riguardando la foto in oggetto, volevo lasciarvi un quesito: ma non vi sembra che la siloutte sfocata sullo sfondo sia ferma? La cosa mi lascia perplesso………..vuoi vedere che alla fine i soggetti posavano? ………mah!